Attivazioni culturali
Totale attività pubblicate: 12361NO ALL'ALLEVAMENTO INTENSIVO A CANIGA
Cause sociali Impegno e attualità
Quando: Sabato 01 Novembre 2025 ore 17:00
Dove P.zza Italia - Sassari
Organizzato da: ARCI NORD SARDEGNA APS
Le associazioni LAV, LEIDAA, OIPA, ARCI,AV, Animal Voices United ed AVI saranno presenti per esprimere contrarietà e portare tutte le motivazioni ai cittadini alla manifestazione pubblica contro l’apertura dell’allevamento intensivo da 1.500 maiali in località Caniga.
A Sassari, in località Caniga, è già entrato in funzione un nuovo allevamento intensivo da 1.500 maiali della filiera “Il Grugno – Suino Grande Made in Sardegna”, riconducibile all’imprenditore Moro e collegato ad un’azienda di Cuneo che produce mangimi per allevamenti intensivi.
Il 14 ottobre la struttura ha ottenuto l’ultimo via libera previsto – il controllo dell’ASL – e ha già iniziato a introdurre gli animali nei capannoni.
Questa operazione viene presentata come “filiera sarda”, ma la realtà è diversa: si tratta di un impianto intensivo, costruito secondo modelli industriali del Nord Italia, con un impatto pesante sul territorio.
I maiali verranno allevati chiusi nei capannoni, senza mai toccare il suolo, senza vedere la luce del sole e senza alcuna possibilità di comportamento naturale. L’unico momento in cui saranno all’aperto sarà il trasporto verso il macello.
Perché è un problema
L’allevamento pone conseguenze ambientali, sanitarie, etiche e sociali:
• Inquinamento del suolo e delle falde: i liquami di 1.500 animali concentrati in un’unica area rappresentano un rischio significativo di contaminazione e accumulo di nitrati nei terreni agricoli.
• Emissioni e cattivi odori che influiranno sulla qualità della vita dei residenti.
• Inquinamento atmosferico per ammoniaca e polveri sottili.
• Deprezzamento degli immobili nelle zone circostanti.
Rischio sanitario
Gli allevamenti intensivi non sono solo una questione ambientale:
• L’elevata densità di animali in spazi chiusi favorisce la diffusione di malattie infettive e zoonosi.
• La gestione sanitaria richiede spesso un forte uso di antibiotici, con effetti sul rischio di antibiotico-resistenza, un’emergenza riconosciuta dall’OMS.
• La movimentazione di animali e mezzi da altre regioni può favorire la circolazione di patogeni, inclusa la peste suina africana, già presente in diverse zone italiane: un rischio serio per tutto il territorio e per gli allevamenti non intensivi.
Sofferenza animale
In queste strutture, gli animali vivono in capannoni industriali, privati di luce, aria aperta e spazio minimo di movimento.
Non c’è alcuna dimensione etologica: non toccheranno mai la terra, non vedranno mai il sole, destinati solo a crescere rapidamente e a essere macellati.
Un precedente pericoloso
Se questo progetto passa sotto silenzio, potrebbe essere solo il primo.
Altri allevamenti potrebbero seguire, trasformando intere zone della Sardegna in aree industriali della carne, con capannoni, camion, liquami, scarichi e odori permanenti.
La Sardegna ha un patrimonio naturale e identitario incompatibile con un modello produttivo intensivo e industriale.
Il 1° novembre – Piazza d’Italia
Per difendere il territorio, la salute e gli animali, cittadini, associazioni e comitati si riuniranno il 1 novembre in Piazza d’Italia a Sassari.
Chiediamo:
• Stop all’espansione degli allevamenti intensivi in Sardegna
• Trasparenza sugli iter autorizzativi
• Tutela dell’ambiente e della salute pubblica
• Modelli produttivi sostenibili e realmente locali
È il momento di fermarci
Se non interveniamo ora, tra qualche anno potremmo vedere la campagna sarda trasformata in un distretto industriale del suino, con conseguenze irreversibili per il paesaggio, la vivibilità e la salute.
Diciamo STOP. Ora.
La Sardegna non è una zona industriale.
Gli animali non sono macchine.
Il territorio è un bene comune da difendere.
Invitiamo la cittadinanza a partecipare. Spiegheremo le motivazioni per cui bisogna dire NO a questo demenziale progetto.
Aggiunto al carrello
Errore di inserimento